Con un terzo degli italiani che entro il 2050 avrà più di 65 anni, ripensare il modello di sviluppo economico e sociale dominante è imperativo per l'Italia. Questo il punto di partenza della prima edizione di "FUTURE – Economia, Longevità e Salute", evento organizzato il 12 maggio da Pfizer a Roma e occasione di confronto tra esponenti del mondo politico, accademico e industriale rispetto al futuro demografico del Paese.
Ad aprire l'evento lo scrittore Alessandro Baricco, che ha sottolineato l’importanza dell’educazione alla malattia e alla vecchiaia, da coltivare fin da giovani per arrivare preparati a una «venticinquesima ora» diversa per ognuno. Un messaggio che invita al cambio di prospettiva culturale evidentemente necessario per affrontare le trasformazioni demografiche in atto.
I dati presentati delineano infatti uno scenario in rapida evoluzione: la speranza di vita in Italia nel 2024 ha raggiunto gli 81,4 anni per gli uomini e 85,5 per le donne, facendo del nostro Paese il secondo più longevo al mondo, ma non quello in cui si invecchia meglio. E se gli over 65 rappresentano già il 24,7% della popolazione (14,5 milioni di persone), la loro incidenza è destinata a crescere ulteriormente nei prossimi decenni.
Il prezzo della longevità
Cosa significa sul piano pratico? Una delle sfide più significative riguarda il rapporto tra popolazione attiva e non attiva, che passerà dall'attuale 3:2 a un preoccupante 1:1 entro il 2050. Nonostante le persone di età superiore ai 65 anni rappresentino circa un quarto della popolazione, assorbono quasi il 60% della spesa sanitaria nazionale, a causa di un incremento significativo dei tassi di cronicità e comorbidità nelle fasce di età avanzata.
«La longevità rappresenta una trasformazione profonda e irreversibile della nostra società, che impone una nuova visione delle politiche sanitarie, economiche e sociali», ha ricordato Daniela Bianco, Partner The European House – Ambrosetti e Responsabile Healthcare Practice, TEHA Group. «Costruire una società longeva in buona salute è indispensabile per non avere squilibri economici insostenibili nel tempo per l'intero sistema economico e sociale del Paese. Per questo serve un cambio di paradigma che metta l'interconnessione tra salute, economia e demografia al centro dell'agenda pubblica, aumentando gli investimenti in prevenzione e innovazione».
Concorde è il parere di Lucia Albano, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Economia e delle Finanze, secondo cui «l’invecchiamento della popolazione impone una revisione dell’equilibrio tra economia, salute e longevità, trattandosi di una sfida strutturale con impatti significativi su Sistema Sanitario Nazionale, welfare e crescita. L’Italia, per caratteristiche demografiche e sociali, è un laboratorio avanzato di questa transizione».
Prevenzione e consapevolezza per un SSN più efficiente
«L'attuale scenario sociodemografico impone una crescente attenzione al tema della prevenzione da parte delle istituzioni e della politica», ha sottolineato il Sottosegretario al Ministero della Salute Marcello Gemmato. «Come Governo e Ministero della Salute vogliamo investire maggiormente in prevenzione e promuovere una più ampia consapevolezza tra i cittadini, affinché possano prevenire il conclamarsi di malattie, così da garantire migliori esiti di salute e allo stesso tempo salvaguardare la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale».
La promozione di stili di vita sani, gli screening e l’immunizzazione permettono di migliorare la qualità della vita degli anziani, riducendo la pressione sul sistema sanitario di un Paese in cui ad oggi, spiega il Sottosegretario, «solo il 5% della spesa sanitaria è destinato alla prevenzione».
Verso un modello sostenibile
Di fronte a una transizione demografica senza precedenti, l’Italia è chiamata a ridefinire profondamente il proprio modello di sviluppo. La longevità non è più conquista individuale, ma sfida collettiva in termini di salute, economia e coesione sociale. Dalle politiche pubbliche agli investimenti in prevenzione, dalla promozione della consapevolezza alla riforma del welfare, la prima edizione di FUTURE ha ribadito la necessità di un approccio sistemico e integrato, ma soprattutto sostenibile nel breve e nel lungo periodo, che valorizzi la qualità della “venticinquesima ora”.
A cura di Micol Weisz

