Il diabete è ancora avvolto da stigma e pregiudizi, con conseguenze che vanno ben oltre la salute fisica. Un’indagine internazionale condotta su 2.600 persone in otto Paesi ha rivelato dati allarmanti: il 40% degli intervistati ha evitato visite mediche per vergogna, mentre il 77% ha riportato un impatto negativo sulla propria salute mentale.

Per abbattere queste barriere, il 20 febbraio l’azienda multinazionale Abbott, specializzata in dispositivi medici e servizi sanitari, ha lanciato la campagna Above the Bias, inaugurando a Roma il "Labirinto del Pregiudizio", un'installazione immersiva in piazza San Silvestro, che è rimasta visitabile fino al 23 febbraio ed è stata “sperimentata” da migliaia di persone.
Suoni e immagini hanno guidato i visitatori in un percorso di consapevolezza, alla ricerca di un’uscita simbolica dallo stigma che circonda il diabete, una condizione che spesso diventa più limitante a causa della disinformazione che la circonda. In Italia, i casi hanno superato i quattro milioni e sono in continua crescita, con un’età di insorgenza sempre più precoce. Eppure, la scarsa conoscenza della malattia ne ostacola ancora una corretta gestione.
«Banalizzare il diabete o considerarlo un limite influisce negativamente sulla qualità della vita e sull’aderenza alla terapia», avverte Riccardo Candido, Presidente Nazionale dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD).
Ma per superare lo stigma, servono azioni concrete. «Bisogna riconoscere il diabete per quello che è: una patologia seria, cronica e multifattoriale, che colpisce tutti gli organi vitali», sottolinea Stefano Garau, Communication Manager FAND, associazione italiana diabetici ODV. Secondo Angelo Avogaro, coordinatore di EUDF Italia, rete italiana nell’ambito del coordinamento dell’European Diabetes Forum: «Il cambiamento passa attraverso una maggiore formazione degli operatori sanitari, più attenzione alla narrazione del paziente e una migliore educazione della cittadinanza».
Ma non basta. Lo stigma si combatte anche sul piano istituzionale, rivedendo norme che ancora oggi escludono le persone con diabete da numerose professioni e affrontando le disparità di accesso alle cure. «Assistiamo a una crescente disuguaglianza nei trattamenti, che colpisce trasversalmente classi sociali e regioni», sostiene Avogaro. Resta un punto fondamentale: il vero obiettivo non è solo gestire la malattia, ma garantire a chi convive con il diabete una vita libera da pregiudizi e limitazioni imposte dalla società. E, dunque, uscire dal labirinto…
A cura di Micol Weisz

